Martedì 7 aprile 2015 – Il laboratorio della globalizzazione precoce

Il laboratorio della globalizzazione precoce
Martedì 7 aprile 2015 – ore 17.30
Auditorium del Salone degli Incanti
parlerà: Giulio Mellinato

Nel corso dei venticinque anni precedenti lo scoppio del primo conflitto mondiale ebbe luogo una completa trasformazione del commercio internazionale.
A cavallo tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, la definitiva affermazione delle mobilità meccanica (piroscafi, treni e reti telegrafiche), unita ad una eccezionale stabilità dei mercati finanziari – anticipa Giulio Mellinato – creò le condizioni per una espansione senza precedenti dei commerci e delle relazioni economiche internazionali, tanto da costruire per la prima volta una rete di connessioni che copriva l’intero pianeta.

opera di Vito Timmel esposta a “La grande Trieste”

A sua volta, una tale trasformazione dei rapporti economici tra Nazioni e Continenti influenzò profondamente anche le relazioni politiche e strategiche, secondo dinamiche contemporaneamente espansive (dall’Europa verso il resto del mondo, soprattutto) ma anche difensive, in particolare all’interno delle gerarchie tipiche del sistema che all’epoca veniva definito delle “Grandi Potenze”.

Nell’ambito di un simile scenario, il ruolo ricoperto dal sistema marittimo incentrato su Trieste fu molto particolare. La città che all’epoca svolgeva non ufficialmente la funzione di capitale marittima ed economica dell’Adriatico asburgico si trovava in bilico tra gli interessi di due potenze di medio livello, ma nello stesso tempo era lo snodo di collegamenti di estrema importanza anche per le potenze più grandi, finendo con il diventare l’oggetto di un gioco di interessi molto ampio ed articolato.

L’interrelazione tra il progresso tecnologico, la rapida evoluzione dell’economia internazionale ed i loro riflessi sul sistema delle Potenze che all’epoca governava l’Europa addensò sull’area dell’Adriatico settentrionale una attenzione che portò indubbi benefici nel breve periodo (commerci, investimenti, infrastrutture, ecc.) ma nel contempo rese l’economia locale estremamente fragile e sovraesposta rispetto al peggioramento del quadro internazionale in un più lungo orizzonte temporale, con effetti che si sarebbero riverberati lungo tutto il XX secolo.

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